L’etichetta della birra artigianale? No, non è un dettaglio.
Pare evidente ormai che la tendenza, soprattutto nel settore agroalimentare, vada sempre più verso la produzione artigianale e l’autoproduzione. Cresce l’attenzione dei consumatori verso il prodotto genuino e di nicchia, a costo di pagarlo un pochino di più, ed è alta la ricerca di contatto con i produttori e con la richiesta di informazioni sul processo produttivo. Il lockdown imposto dalla pandemia ha visto un’impennata dell’acquisto diretto dai produttori o dai gruppi di acquisto solidale. Nessuna eccezione per vini e birre, di cui l’Italia vanta un vero e proprio patrimonio enogastronomico.
Eppure, nonostante la grande richiesta e il momento generoso per i mercati della produzione artigianale, spesso le scelte di marketing e di stile, la grafica e il packaging sono improvvisate e non riescono a valorizzare la qualità del prodotto. Non sono necessari investimenti importanti, ma l’attenzione ad alcuni dettagli che possono fare la differenza. Prendiamo ad esempio il mondo della birra artigianale e vediamo qualche consiglio per renderla accattivante e concorrenziale.
Ci sono tanti tipi di birra, soprattutto se la lavorazione è artigianale, ed ogni scelta, ogni ingrediente e ogni fase della produzione risponde a criteri precisi e voluti. La birra artigianale allora deve raccontare al consumatore tutta la sua storia già al primo sguardo. Ci sono senz’altro alcuni punti da cui partire nella definizione dell’identità della birra. È una birra chiara, ambrata o scura? Oppure leggera ed estiva o ha un gusto affumicato, aromatizzato, caldo? Meglio berla fredda o a temperatura ambiente? Ci sono ingredienti che caratterizzano il suo aroma? Tutti questi dettagli sono parte imprescindibile dell’immagine della birra e vanno espressi e valorizzati attraverso simboli, colori e parole nel logo, nell’etichetta, nella confezione o nella vetrina.
Altro aspetto determinante per l’ideazione dell’identità e dell’immagine della birra artigianale è il target a cui si fa riferimento. Chi sarà il bevitore di questa birra artigianale? È una birra leggera giovanile o decisa da intenditori o bevitori esperti? In bottiglia da pasto o in lattina da passeggio? È economica per i più giovani o cara per un pubblico adulto e disposto a pagare? La birra sarà venduta al supermercato, ai mercatini artigianali o in negozio dedicato? Il target di riferimento condiziona molto i colori e la simbologia della grafica che presenta e racconta la birra e deve saper attirare il cliente giusto.
Se le birre tradizionali e di largo consumo hanno una fama già affermata, legata a nomi o simboli semplici, veloci e non troppo elaborati, lo stile e la grafica delle birre artigianali devono raccontare tutta la loro peculiarità. E saperlo a fare è certamente una forma d’arte.
Così come per l’ideazione del logo di un prodotto e delle etichette per il vino, l’etichetta della birra artigianale deve raccontare qualità, caratteristiche, storia e target di riferimento. Se ci sono prodotti speciali che determinano l’aroma è bene stilizzarli e inserirli nella grafica. Se la birra è stagionale va comunicato, con i colori o con simboli e disegni. Il nome della birra è decisivo, e deve essere fulmineo: può essere utile fare un elenco delle parole chiave relative a quella tipologia di birra e poi giocarci per scegliere il nome più adeguato. Anche il font delle scritte deve rappresentare la natura della birra. Per una birra corposa e difficile meglio scegliere uno stile elegante e deciso; per una birra leggera da festa meglio uno stile più stravagante e colorato. Ogni elemento deve essere chiaro, leggibile, ben visibile, senza che complessivamente l’immagine risulti confusa o troppo carica.
I colori nel marketing, come abbiamo già raccontato, sono essenziali e rappresentativi. Hanno tanti significati e riportano involontariamente alcune emozioni al cervello. Per questo è bene sceglierli con cura. Intanto si parte della bottiglia di vetro, che si presenta comunemente in tre colori: verde, marrone e trasparente. Il marrone filtra la luce del sole quindi protegge la birra più sensibile, come quella luppolata. Se non ci sono esigenze specifiche vanno bene anche le bottiglie trasparenti, molto chiare o verdi. La bottiglia di vetro verde è molto usata dalle birre di grande consumo, per questo viene scelta poco dal produttore artigianale che desidera distinguersi.
Una volta scelto il colore della bottiglia, vanno individuati i colori alla base dell’immagine e della grafica. Le bottiglie marroni sono uno sfondo più neutro su cui sbizzarrirsi; quelle verdi sono di colore più deciso e vanno abbinati colori che possono essere valorizzati e complementari, come il rosso, il bianco e il nero. La bottiglia tasparente è unica poiché mette il colore della birra al centro, e diventa sfondo a cui deve contrastare il colore della grafica. I colori più usati per la grafica della birra sono i colori stessi della birra: l’arancio, l’oro, l’ambra, il rosso o il marrone; colori che ne richiamano anche la varietà.
Insieme alla definizione della grafica per l’etichetta, va definita la forma, che ovviamente ne condiziona l’equilibrio degli elementi. L’etichetta sarà applicata sul corpo o sul collo della bottiglia? Sarà fronte retro in due parti, circolare per abbracciare l’intera bottiglia o sviluppata in verticale? Le dimensioni variano senz’altro a seconda della capacità della bottiglia, se da 33, da 66 o da 75 cl, che sono le più comuni. Chiaramente in base alla dimensione dell’etichetta sarà possibile capire come distribuire gli elementi grafici e le parole, ricordando che la normativa obbliga a indicare anche contenuto netto, gradazione alcolica e riferimenti dell’azienda di produzione. Tutte queste informazioni devono essere ben leggibili, quindi va scelto un carattere semplice e una dimensione sufficiente a garantirne la lettura.
Solitamente si stampano le etichette per le bottiglie di birra su carta patinata, impermeabile e oleorepellente perché a differenza della maggior parte del vino, la birra va bevuta fredda e quindi l’etichetta deve sopravvivere alla condensa. Alcuni produttori comunque scelgono, per motivi prettamente estetici e stilistici, la carta opaca. In alternativa c’è la scelta dell’etichetta adesiva trasparente che lascia la bottiglia come sfondo e mette in rilievo solo gli elementi grafici. La scelta del materiale va di pari passo con le dimensioni e la forma dell’etichetta. Noi di Ilma Etichette utilizziamo più comunemente le carte antispappolo, carte metalizzate, dalle varie sfumature di oro e argento fino ad arrivare a dei veri e propri film plastici. Qui puoi trovare il nostro campionario di carte per etichette per birre e spiriti.
Essere artigiani non significa fare a mano qualsiasi cosa e non significa neanche che una etichetta stampata in modo non professionale sia coerente con la produzione. La modalità di stampa e di applicazione delle etichette va comunque curata. La valutazione è da fare essenzialmente in base alla quantità di etichette da stampare, alle dimensioni più o meno regolari delle etichette, alla risoluzione di stampa e al budget a disposizione.
La stampa che come Ilma Etichette suggeriamo è una stampa digitale personalizzata, perfetta nella qualità di stampa e flessibilità rispetto al quantitativo, alla natura della grafica e ai tempi di consegna. Su tutte le stampe viene effettuata di default una verniciatura a protezione totale dall’umidità, dal freddo e dall’acqua, che può essere lucida o opaca a seconda dei gusti estetici del cliente. Come sempre le etichette si possono ulteriormente impreziosire attraverso effetti serigrafici come vernici lucide e opache, plastificazioni soft touch, braille. Qui trovi tutte le tipologie di lavorazioni che proponiamo.
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