Un’opportunità per le aziende di creare qualcosa di unico e personalizzato, che definisca in maniera ancora più netta la propria brand identity.
Nel 2016, durante la conferenza ATypI (Association TYPographique Internationale) di Varsavia, Adobe, Apple, Google e Microsoft, ossia quattro delle più grandi aziende digitali del pianeta, annunciavano al mondo la nascita delle font variabili (VF – Variable Font) grazie all’aggiunta delle Font Variations al formato standard delle font digitali, ossia OpenType. Una decisione destinata a rivoluzionare il mondo della grafica, soprattutto sul web.
Un carattere variabile è un file che racchiude al suo interno numerosi stili, generati secondo diversi assi
Tre sono le caratteristiche che rendono questa innovazione così vincente:
Dimensione del file: i caratteri variabili riducono lo spazio di memoria utilizzato.
Prima infatti, ogni carattere era costituito da più file, uno per ogni declinazione (es. il bold, l’italic, etc.), ora invece tutte le informazioni sono contenute in un singolo file.
Infinite variabili: i caratteri variabili garantiscono una notevole flessibilità in termini di varianti possibili (spaziatura, inclinazione e tutte le caratteristiche classiche di un font), al punto che, combinando i vari assi, le declinazioni di ogni font diventano potenzialmente infinite.
Capacità di adattamento: i caratteri variabili si adattano facilmente a seconda del dispositivo in cui vengono visualizzati (naturalmente in questo caso parliamo di supporti digitali).
Una rivoluzione che sta cambiando il ruolo sia dei type designer, sia delle fonderie.
Diventerà sempre più importante il progettista capace di generare nuovi tipi di caratteri, ma anche il graphic designer che dovrà scegliere le font su cui lavorare: più possibilità di personalizzazione c’è, più alto è il carico di lavoro.
Sui siti web la rivoluzione è già in atto. Da ormai un anno (maggio 2020) tutti i maggiori browser supportano le font variabili. Per quanto riguarda la stampa, invece, l’esportazione in PDF crea ancora dei problemi, poiché non vengono ancora archiviate le informazioni sulle variabili, limitando di fatto le possibilità di modifica in Adobe Acrobat. Probabilmente qualche cambiamento lo vedremo nei prossimi mesi, a meno che la richiesta di mercato sia così importante da spingere Adobe ad accelerare i tempi.
Sicuramente anche per il mondo della stampa l’uso delle font variabili rappresenta una grande opportunità; non sono lontani i tempi in cui la tipografia variabile diventerà lo standard per tutti.
A quel punto ogni brand che vorrà definire in modo ancora più forte la propria identità di brand avrà la possibilità di creare qualcosa di davvero unico, personalizzato e pressoché inimitabile anche dal punto di vista tipografico.
Quella dei caratteri variabili è un’opportunità da cogliere anche per il mondo dell’ etichettatura, per creare effetti sempre diversi ed etichette che raccontino ancora meglio il brand.
L’utilizzo dei caratteri variabili è infatti una soluzione che potrebbe integrarsi con altre possibilità di personalizzazione grafica già possibili. È il caso dell’azienda vitivinicola Balbiano, analizzato recentemente proprio sul nostro blog, che ha deciso di sfruttare la funzione COLLAGE del software Digital SmartStream Designer della HP Indigo per creare etichette variabili.
Tra poco, dunque, un’azienda coraggiosa e desiderosa di comunicare in modo innovativo anche su carta avrà un’opportunità in più: quella delle font variabili.